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venerdì 31 maggio 2013

La marcia dell'ipocrisia

"Farsi sentire, anche da chi non comprende e non riconosce la loro lingua" è lo scopo delle persone che si sono messe in marcia da Parigi a Milano per il riconoscimento della lingua dei segni.
Marcia per la lingua dei segni
Ma dico io, la vogliamo fare noi italiani una bella marcia per obbligare tutto il resto del mondo a sapere l'italiano? Ma non vi pare un'ingiustizia che i russi non sappiano l'italiano? Lo trovo davvero gravissimo e intollerabile.
Sono sconvolta dal fatto che nelle scuole indù non venga insegnato l'Italiano.
E non vi sentite voi umiliati e offesi quando in Germania non capiscono la nostra lingua?
Penso che sia un affronto alla dignità umana.
Facciamo una petizione, un appello.
Assurdo? e allora perché non è assurda la petizione per il riconoscimento della lingua dei segni italiana?
Trovo che rivestire un'istanza lobbystica di falso perbenismo e ipocrisia sia davvero rivoltante.
La motivazione per cui molte persone firmano la petizione per il riconoscimento della lingua dei segni è che pensano di far bene, pensano di aiutare davvero chi è in difficoltà. E questo è ammirevole.
Però queste persone non sanno che in realtà le persone sorde possono benissimo imparare l'italiano. 
Il problema delle persone sorde per fortuna non è più linguistico, ma culturale.
La persona sorda oggi è vittima di un'idea sbagliata, che la umilia e la offende ogni giorno.
Un'idea sbagliata che viene mantenuta a viva forza dai macchinari delle lobby della lingua dei segni.
L'idea che la persona sorda parla a gesti.
L'idea che la persona sorda è incapace.
L'idea che la persona sorda ha una cultura a parte.
L'idea che la persona sorda non capisce.

Bravi, complimenti.

lunedì 27 maggio 2013

Anche? Come sarebbe a dire "anche"?

Sul blog "Di tutto e di tutti circa il mondo della Sordità" arriva un articolo dal titolo "Anche i sordi all’Università con la Lingua dei Segni (LIS)".
Incredibile!!!
Anche i sordi all'università! Incredibile!
Anche i sordi all'università!
Ma siamo matti?
Ma come ci si permette di offendere così diverse categorie di persone?
Per prime si offendono le persone sorde: essere sordi non significa essere incapaci di andare all'università!
Secondariamente si offendono tutti coloro, sordi e non sordi che non vanno all'università: da quando in qua una laurea determina il valore di una persona?
Sono almeno 20 anni che le persone sorde, dico quelle vere, quelle che nascono senza sentire un tubo, imparano a parlare e vanno all'università. E all'università ci vanno perché hanno imparato a parlare, non perché usano i segni. All'università ci vanno perché sapendo parlare, sanno anche leggere e scrivere, non perché usano i segni, che non hanno nessuna corrispondenza scritta.
Mi chiedo: ma come fa uno studente ad avere le traduzioni delle lezioni in LIS e poi studiare in italiano?
E se consideriamo come dice l'articolo di Taddei e Lami che l'interprete dei segni alla TV non è sompreso, e parliamo di cose quotidiane, mi piacerebbe tanto capire cosa viene compreso dall'interprete che traduce psicofisiologia, oppure analisi 2 oppure anatomia con "ben 1400 immagini"... chi ci riesce è bravo visto che a noi ci rimane difficile capirle con 300.000 parole...
L'unica cosa su cui posso essere d'accordo è che

"La sordità profonda si vince soprattutto con la cultura"

Verissimo, sì.
Ma con la cultura italiana.
Ancora non mi capacito di come possa venire in mente a qualcuno che poiché un bambino nasce con un deficit sensoriale allora fa parte di un'altra cultura!
Vogliamo fare allora il popolo degli zoppi? Il popolo dei ciechi? Il popolo dei balbuzienti?
Assurdo,.
Anzi, absurditas

lunedì 20 maggio 2013

Persone anziane sorde

Perché non proviamo a chiedere agli anziani sordi cosa pensano della LIS?
Credo che sarebbe davvero interessante.
Riporto un commento su Facebook al mio precedente post "La LIS accresce l'isolamento o lo diminuisce?"
LIS e persone sorde anziane
Come riporta il commento, sono proprio loro, le persone sorde anziane, a porre dei dubbi sull'efficacia della LIS e ad affermare tout court che l'italiano (la lingua parlata) non ha rivali per efficacia, comunicazione e comprensione... anche se uno la parla male.
Se pensiamo che molte queste persone sono state educate negli Istituti per sordomuti (esistenti fino agli anni '70) e nelle scuole speciali (alcune di queste purtroppo ancora oggi esistenti), se pensiamo che molte di queste persone conoscono veramente molto bene la LIS... allora sarebbero doverose molte riflessioni e soprattutto domande su questo dogma della LIS.
Basta col buonismo
Basta trincerarsi dietro l'esaltazione della diversità.
Diverso da chi?

La LIS accresce l'isolamento o lo diminuisce?

La LIS accresce l'isolamento o lo diminuisce?


La LIS è un ostacolo alla comunicazione
Come possiamo leggere in un'intervista a un'interprete LIS riportata qui sopra e visibile qui uno dei motivi che vengono riportati per essere favorevoli al riconoscimento della LIS è per superare l'isolamento.
Viene detto "se un sordo si sente male avrà bisogno di un pronto soccorso". A parte che vorrei sapere come fa a chiamare il 118, LIS o non LIS, sentire non ci sente e il telefono non lo usa. E a parte che ci sono servizi in italia per chiamare il 113 con un SMS (che se non sbaglio è scritto in lingua italiana).
Tornando al nostro discorso, dice "non è certo che potrà essere assistito perché al 99% nessuno sarà in grado di interpretare le sue richieste!".
Verissimo
Se la persona conosce solo la LIS.
In questo senso la LIS è in realtà un ostacolo alla comunicazione.
Ma se la persona conosce l'italiano sarà vero esattamente il contrario, cioè che al 99% le sue richieste verranno capite perché parla l'italiano, la lingua di tutti.
Oggi tutte le persone sorde, anche quelle che nascono con una sordità che più grave di così non si può, possono imparare l'italiano come tutti.
Certo imparare a parlare per una persona sorda è fatica.
Ma può salvare la vita.
E tutti ci possono riuscire (con un adeguato protocollo sanitario) (peraltro già in atto).
E allora..perché no?
Perché ostinarsi a riproporre un mezzo di comunicazione che nessuno conosce?

Se le persone sorde possono parlare l'italiano come tutti e con tutti, riproporre la LIS è solo un modo per emarginarle, ghettizzarle e isolarle.

lunedì 13 maggio 2013

La LIS in tv serve davvero?

LIS in TV
Si hanno notizia di molti telegiornali e trasmissioni televisive ora rese "accessibili" alle persone sorde attraverso un servizio di interpretariato LIS.
L'interprete LIS in televisione viene davvero capito?

Ma la LIS in TV serve davvero?

In un articolo (scaricabile qui) di una rivista afferente all'Università di Pisa viene riportata un'indagine in merito.
Mi limito ad inserire, anzi copiare qui alcuni estratti delle conclusioni del suddetto articolo:
I soggetti lamentano infatti deviazioni, da parte degli interpreti, rispetto alla LIS utilizzata nelle singole regioni e città di provenienza, per cui non ritroverebbero una corrispondenza tra segni conosciuti e appresi nel contesto linguistico e quelli utilizzati a livello “sovraregionale”, elemento, questo, che conferma le ripercussioni della mancanza di una LIS standard.

Non esiste una LIS standard. Le varie mozioni per il riconoscimento della LIS a quale LIS fanno riferimento?

Nel complesso, in tutti questi casi, è dunque evidente la difficoltà nella resa e nella decodifica di un lessico settoriale, ciò denotando, verosimilmente, una certa povertà lessicale. Significativa è inoltre la tendenza più volte sottolineata, da parte di tutti i professionisti, alla semplificazione della struttura sintattica, con, come ripercussione, una scarsa adesione al registro di partenza: emerge una sorta di adeguamento ad un registro non formale, che ancora può essere connotativo di una certa povertà a livello stilistico.

Il vocabolario della lingua Italiana Devoto Oli del 2007 contiene 150.000 definizioni; il Dizionario Tematico dei Segni di Omero contiene circa 3000 immagini. Come possiamo parlare di lingua?

Difficoltà registrata in presenza di termini tecnici, appartenenti ad un lessico specialistico. È il caso dell’espressione “ricorso in appello”, la cui comprensione registra diffusa difficoltà: i segni con cui il costrutto viene tradotto (“ricorso” e “appello” vengono resi attraverso un segno che ha la stessa configurazione di CHIEDERE, eseguito in due punti diversi dello spazio e confidando sulla lettura labiale CHIEDERE) evidenziano un’adesione, da parte dell’interprete, al registro (tecnico) di partenza e non vengono compresi dai soggetti, che sottolineano la marcatezza degli stessi. 

Quanto viene compreso grazie alla lettura labiale (e quindi alla conoscenza dell'italiano) e quanto effettivamente grazie alla LIS?

A questo proposito segnalo un altro articolo che racconta di un esperimento, fatto in casa certo, ma significativo, per cui gran parte della comprensione viaggia attraverso la lettura labiale e non va oltre questioni pratiche relative alla vita di tutti i giorni. 
Gitti G., Rappuoli L., Cicchi S. e Paoli V. (2009) “La lingua dei segni: mito o realtà?”, I Care 34-1

sabato 11 maggio 2013

LIS: ostacolo o aiuto?

I promotori della LIS sostengono che questa è uno strumento che consente di abbattere le barriere della
LIS - barriera o aiuto?
comunicazione.
Vorrei capire come.
Si parla di uno strumento comunicativo sconosciuto alla stragrande maggioranza del mondo. Sarebbe come dire di insegnare il russo a tutta la popolazione per integrare 5 persone russe, quando queste andare a fare un corso di italiano.
D'altronde, se le persone sorde non avessero la possibilità di imparare l'italiano come tutti gli altri la battaglia per la promozione e diffusione della LIS sarebbe sacrosanta.
D'altronde però l'esperienza insegna che non è così.
Insegna che oggi le persone sorde possono apprendere l'italiano e parlare come tutti.

A che serve la LIS allora?

Non sarà meglio adoperarci perché quelle poche persone sorde (sono solo 24.000 in tutta Italia) possano avere tutti gli strumenti per imparare l'italiano? E non sarà meglio batterci perché vengano usati accorgimenti che sono utili alla società tutta?

E' singolare come l'ENS si batta per la LIS e nello stesso tempo per la sottotitolazione, gli impianti cocleari, le protesi acustiche... E' singolare some l'ENS si batta per il riconoscimento della comunità, cultura e lingua dei Sordi e allo stesso tempo per l'indennità di comunicazione, l'invalidità civile, le agevolazioni economiche riservate agli invalidi... E' singolare come l'ENS non faccia distinzione fra sordi veri che possono avere davvero problemi di lingua e quelli che sono raffreddati, dato che cita addirittura un milione di persone sorde... E' singolare come l'ENS si batta per l'integrazione delle persone sorde...diversificandole.

giovedì 9 maggio 2013

La libertà di scelta

Su un articolo su Primapress l'ENS rivendica la libertà di scelta.
La battaglia per il riconoscimento della LIS si ammanta di un falso perbenismo: libertà di scelta e rispetto della diversità sono i due mantra dei fautori della LIS.
Per il rispetto della diversità rimando al mio articolo Lessico e disabilità su Superando, in particolare la sezione "multiculturalismo e politically correct".
Parliamo della libertà di scelta.

L'uso della LIS è già ampiamente tutelato dalla Lg.104/92 e dalla Lg.17/99


Libertà di scegliere cosa? in quale lingua esprimersi?
Per questo secondo punto occorre spiegare un paio di concetti.

Si impara a parlare soltanto nei primi anni di vita. Dopo non possiamo più farlo.
Fatta questa premessa, ne consegue che la "scelta" deve essere fatta quando il bambino è piccolissimo - pochi mesi di vita (e chi sceglie? lui?).
Non essendo la LIS una lingua, non si può transitare da essere monolingui LIS ad essere bilingui lis/italiano in età adulta. Ciò è ampiamente e storicamente dimostrato da tutti i sordomuti che hanno sempre frequentato gli Istituti: conoscevano bene la LIS ma nessuno mai ha poi imparato a parlare.
Per converso si può benissimo transitare da essere monolingui in italiano ad essere bilingui italiano/LIS, come dimostra la stragrande maggioranza dei fautori della LIS. Conosco personalmente alcuni di loro e di questi  posso affermare una delle seguenti cose:

  • non è sordo profondo preverbale bilaterale
  • è stato riabilitato alla parola e solo successivamente ha scelto la LIS
  • è sordo postverbale
Perciò queste persone virtualmente sarebbero secondo me "fuori gioco" nella dimostrazione delle potenzialità della LIS. Non pretendo ovviamente che la mia piccola conoscenza sia valida in modo universale, però mi pare singolare questa coincidenza.
D'altronde per l'esperienza che ho avuto come psicologa e come operatore educativo, di tutti i ragazzi con cui ho avuto a che fare che usavano la LIS sin da piccoli ricordo con maggior disagio la loro impossibilità a comunicare, la loro incapacità di pensiero astratto e il loro disagio personale nel rendersi perfettamente conto di non essere adeguati alla società e nemmeno a sé stessi. Un danno purtroppo irreversibile.
Come possono loro scegliere?
La libertà di scelta è garantita solo, soltanto ed esclusivamente dalla piena acquisizione della parola, che non passa certamente attraverso la LIS.

E' solo la parola che ci rende liberi.

Ripeto con Cardano che questa battaglia per il riconoscimento della LIS crimen est, è un crimine.

mercoledì 8 maggio 2013

Minoranza linguistica o handicappati?


Minoranza linguistica o handicappati? 

Si legge nell'articolo sul corriere della Sera del 08/05/2013 che "nel Belpaese, a differenza di quanto
avviene in quasi 50 paesi del mondo (fra cui l’Iran), la lingua dei segni italiana non è ancora riconosciuta ufficialmente."
Meno male.
E' uno dei casi in cui il BelPaese è più avanti degli altri Paesi in cui vige il riconoscimento della LIS. (fra parentesi mi piacerebbe sapere lo stato dell'arte dell'integrazione delle persone sorde in questi paesi...mi risulta che nella grande maggioranza dei casi esistano gli istituti speciali, che con grande vanto noi abbiamo abolito quarant'anni fa...dobbiamo proprio tornare indietro?In nome di cosa?).
Già nel 1880, con il Congresso di Milano, pur senza averne gli strumenti né tecnologici né educativi, avevamo raggiunto il punto di comprensione di oggi: che la LIS non è una lingua.
La LIS è un pretesto per rimettere in piedi un "gioco" rivestito di perbenismo che consente un giro di soldi stimato intorno al mezzo miliardo di euro l'anno. 500 milioni di euro l'anno. e fin qui...vabbeh...servissero realmente a persone svantaggiate sarebbero spesi bene.
In realtà oltre a spendere questi soldi per farne beneficiare gli interpreti e gli assistenti (fondamentalmente udenti!), si arriverebbe a diminuire le risorse per far parlare i bambini che nascono sordi. Si ricreerebbero i presupposti per tornare ai sordomuti. Bella roba.

I numeri parlano chiaro.
La sordità che veramente comporta problemi per imparare a parlare è quella profonda preverbale bilaterale, che in Italia colpisce 24.000 persone, una delle quali è la sottoscritta.

Di queste 24.000 persone circa 23.900 sono figlie di persone udenti che non conoscono la LIS.
Di queste 24.000 persone la stragrande maggioranza parla e non conosce la LIS.

Nessuno vieta alle persone che vogliono di usare la LIS: è ampiamente tutelata dalla Lg.104/92 e dalla Lg 17/99.
Comunque un'altra cosa che proprio non mi torna... si può essere handicappati a giorni alterni?
Da una parte una grande battaglia per essere una comunità, un popolo, una lingua. Dall'altra però si vuole e si pretende indennità di comunicazione, invalidità civile, agevolazioni fiscali...
Non mi sembra una grande coerenza.

PS la LIS è bella per chi sa parlare. E' un inferno per chi conosce solo quella.

lunedì 6 maggio 2013

“A bocca chiusa” o a mente aperta?

Lis, la Fiadda critica le "tesi fuorvianti" di Daniele Silvestri

Leggi qui

Non si può costringere il mondo intero ad imparare la lingua dei segni

Dalla sordità all'autonomia E' la nuova sfida dell'Afa - Cronaca - La Provincia di Como - Notizie di Como e Provincia

Il ciclo dei rifiuti spiegato ai sordi

Il ciclo dei rifiuti.
Spiegato.
Ai sordi.
Ciclo dei rifiuti

L'ho dovuto leggere tre volte per essere sicura di non aver letto male.
L'articolo è apparso oggi lunedì 06 Maggio su Il Giunco.
E' come dire, i sordi non capiscono niente. I sordi hanno bisogno di spiegazioni apposite.
Il Presidente dell'ENS Petrucci parla di un milione di cittadini sordi, intendendo quindi con "sordo" anche chi perde un po' di udito.
Non mi risulta che avere l'udito abbassato comporti disturbi del linguaggio.
Mi risulta che soltanto una sordità profonda preverbale bilaterale, patologia che colpisce circa 24.000 persone in Italia, possa comportare problemi linguistici.
E mi risulta anche che quel possa rimanga in ambito teorico, dato che con un protocollo sanitario adeguato anche questi sordi (che poi sono in realtà gli unici sordi) parlino come tutti gli altri italiani.
Penso che l'azienda Coseca sia da encomiare per lo sforzo fatto di andare incontro ad una categoria di persone ritenuta, giustamente, in difficoltà, ma con e presupposti sbagliati e quindi con gli strumenti sbagliati.
Imporre una pseudo lingua diversa dall'italiano comporta mantenere 24.000 cittadini in una condizione di bisogno continuo di un interprete di lingua dei segni, di semplificazione di ogni informazione, di seminari appositi, di inaccessibilità alla comunicazione e di inaccessibilità al pensiero.
E' veramente questo che vogliamo?
Se l'azienda Coseca fosse stata più correttamente informata, avrebbe potuto semplicemente fare un video sottotitolato. Che avrebbe raggiunto una fascia molto più ampia di cittadini.
Troppo semplice?
Eppure è la realtà.

La lingua italiana dei segni non è la lingua di nessuno

Su Sardiniapost è visibile questo appello contro il riconoscimento della lingua italiana dei segni:

la lingua italiana dei segni non è la lingua di mio figlio.

Io aggiungo: la lingua italiana dei segni non è la lingua di nessuno.
Perché non è nemmeno una lingua.
E' un linguaggio.
Fino a pochi anni fa anche l'ENS ne parlava come linguaggio mimico gestuale, e tale era ritenuto da tutti coloro che lo conoscevano benissimo.
Linguaggio mimico gestuale

Chissà come mai all'improvviso, a partire dagli anni '90, cioè da quando finalmente tutte le persone sorde possono imparare a parlare e possono essere libere di parlare con chiunque e libere di usufruire dei servizi di tutti, torna di moda questo linguaggio che all'improvviso viene assurto a rango di lingua?
Strano...
Sicuramente verrò lapidata perché mi permetto di affermare che non è lingua.
Io però credo che chiunque abbia a che fare con persone che sono:

  • veramente sorde
  • monolingui LIS
si renda benissimo conto dei limiti di questo strumento di comunicazione, peraltro comunque già ampiamente tutelato dalla Lg. 104/92

domenica 5 maggio 2013

La LIS e l'ONU


Non sempre ciò che viene dall'estero è migliore e ben fatto. Non sempre le indicazioni di chi ha più esperienza sono migliori. Altrimenti non sarebbe mai esistito il progresso.
Mi riferisco alla tanto citata Convenzione ONU dei diritti delle persone con disabilità. A questo proposito si legga l'analisi fatta dal Presidente della Fiadda Antonio Cotura, visibile su Superando.
La Convenzione in oggetto viene sempre tirata in ballo dai sostenitori del riconoscimento della LIS.
Semplicemente, noi siamo più avanti.
E, come da testo stesso della Convenzione, in quanto più avanti non siamo tenuti ad osservarla.
Strano?
Forse.
Dubbi?
Andate a vedere al situazione nei Paesi in cui la LIS è riconosciuta e praticata da tempo.
Scuole speciali.
Istituti speciali.
Divisione della categoria in deaf  e hard of hearing. I primi non ci si prova neanche a farli parlare. I secondi, che non hanno virtualmente nessun problema linguistico, sono considerati e vivono con handicappati.
Non so, ma stavolta sono proprio orgogliosa dell'Italia.
 

Io

Ci vuole il senso dell'ingiustizia

Albert Einstein

Io conosco una sola razza: quella umana

Don Milani

Non c'è ingiustizia più grande che fare parti uguali fra persone diverse