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mercoledì 26 giugno 2013

Non poter parlare è una maledizione non un dono

La solitudine estrema di chi non parla
Fa ancora notizia la marcia dei sordi, (vedi post La marcia dell'ipocrisia), ripresa in un articolo de La stampa del 22 Giugno, dove si legge testualmente:
"il senso della marcia è dunque un appello al rispetto affinché i sordi vengano riconosciuti nella legittimità di vivere con la loro lingua e la loro cultura".
Benissimo.
Allora la smettano di chiedere in continuazione l'aumento dell'indennità di comunicazione, l'esenzione dal ticket sanitario per patologia (è una patologia, sì o no? si decida).
La facciano finita con i progetti 113 sms, ovvero il progetto per riuscire a chiamare il 113, 118 ecc.
Sì signori perché non vi conviene davvero sentirvi male se siete soli con una persona sorda, perché non può davvero chiamare il 118.
Peccato però che per mandare un SMS bisogna sapere l'italiano.
Ma loro non lo vogliono mica l'italiano, vogliono la loro lingua e la loro cultura.
Che se le tengano pure ma non vengano poi a piagnucolare perché sono disabili.
Abbiano rispetto per tutti quelli che invece pensano di avere una patologia anzi una sfiga enorme e si fanno un mazzo così per riuscire a superare l'handicap dato da non saper parlare.
Ve lo dico io che purtroppo di gente così ne ho conosciuta, persone che con le lacrime agli occhi chiedono di poter imparare a parlare. Ma ormai per loro è troppo tardi, sono adulte, imparare a parlare è una cosa che solo i bambini riescono a fare.
Vogliono la loro lingua e la loro cultura? Se la tengano ma non pensino neanche lontanamente di imporla per legge o di far riconoscere questa gigantesca sciocchezza.

venerdì 14 giugno 2013

Un po' di sana disinformazione

I fatti sono citati così raramente -
ma le stesse bugie vengono citate in continuazione -
la  disinformazione vuole essere libera
Gitti scrive nel suo libro "Come sempre, come al solito quando si parla di sordità esplode la polemica". Nulla di più vero.
Prendiamo ad esempio il post "Sordità: chiariamo qualche punto", leggibile qui.
Poche idee e parecchio confuse...
Come comincia lo sconosciuto autore, la sordità è una malattia, è un handicap, è una disabilità, è un limite, chiamatelo come vi pare, è una rottura di...

  1. E' verissimo come si afferma che è assolutamente falso che i sordi non possono comunicare efficacemente, ma non per il  motivo poi esposto (cioè che usano la lingua dei segni), casomai per il motivo diametralmente opposto, cioè che parlano come tutti.
  2. E' verissimo che il linguaggio dei segni cambia da nazione a nazione,. Dirò di più (non lo dico io, lo riporto) cambia da regione a regione, anzi cambia da città a città, anzi cambia da quartiere a quartiere. Anzi no, prima quando gli istituti per sordomuti erano divisi in sezione maschile e sezione femminile addirittura il linguaggio mimico gestuale era diverso da sezione a sezione... E allora che ci stanno a fare gli interpreti sulle TV nazionali?
  3. E' verissimo che il modo più efficace per comunicare con una persona sorda è la scrittura. ma anche qui per un motivo completamente diverso. Perché le persone sorde parlano... E' verissimo anche che per una persona sorda che usa solo la lingua dei segni la grammatica italiana è incomprensibile. Mentre per una persona sorda che parla non è così. Fate voi... se vi nascesse un figlio sordo come lo vorreste?
  4. E' verissimo che è falso che tutti i sordi sanno leggere le labbra. La lettura labiale è una capacità innata e trasversale a tutte le persone, con sordità o senza. Non ha niente a che vedere con la sordità: è un indizio visivo naturale che tutti usano, più o meno consapevolmente, più o meno intensamente, più o meno estesamente.
  5. E' verissimo che è falso che la sordità è indice di deficit cerebrali. A parte che purtroppo debbo contraddire l'autore in quanto i bambini sordi preverbali con turbe associate sono in aumento , ma devo aggiungere un'altra cosa. Il bambino sordo profondo preverbale, cioè quello con una sordità vera se esposto soltanto alla lingua dei segni svilupperà limiti cognitivi non da poco. 
Detto questo... ne vogliamo riparlare?


sabato 8 giugno 2013

Gallaudet University: una realtà o una farsa?

Esiste in USA una Università per sordi, la famosa Gallaudet University, interamente dedicata a "deaf e hard of hearing", ovvero "sordi e sordastri". Ovvero, dal punto di vista della difficoltà degli studenti, sarebbe come dire riservata a "ciechi e persone con gli occhiali". Lascio a voi le conseguenti considerazioni.
Gallaudet University
Le persone sordastre sono come quelli che portano gli occhiali, mica sono ciechi, vedono benissimo, guidano la macchina, leggono, ecc... E ci meravigliamo dei loro portentosi risultati...
Ebbene la grande Gallaudet, un bel giochino che costa al governo USA ben 100 milioni di dollari l'anno (Washington Post) sembra essere in difficoltà per due motivi.
Uno è che...ci sono pochi sordi che non parlano. Allarme! La sedicente "cultura sorda" nonostante tutti gli sforzi rischia di sparire.
La Gallaudet rischia di perdere la cultura sorda perché i sordi...parlano (Seattle Times) e vanno nelle scuole normali, insomma...perde clienti!
E' una minaccia grave per un gioiellino economico che è stato classificato con un bel A+ dalla solida Standard&Poors : introiti stabili e garantiti sin dal 1864. Non c'è male direi.
L'altro problema è che la Gallaudet produce laureati che non sanno nemmeno leggere e scrivere. Questo immagino riguardi gli studenti sordi, non sordastri. Ovvio: la lingua dei segni non è nemmeno lontanamente paragonabile alla capacità della lingua parlata.
Per questo motivo la Galludet era stata declassata e dichiarata "inefficace".
ASL: shattering the myht
La Gallaudet era stata declassata (come si può leggere qui) , ma ovviamente questo poteva sciupare il giochino. Dopo una rivoluzione interna il governo USA è stato costretto a rivedere questa classificazione (ve la immaginate la pessima pubblicità di insensibili razzisti e nemici degli handicappati? politicamente assolutamente non corretto!), nonostante, e qui traduco dal Washington Post, la Gallaudet "non avesse migliorato la performance su aspetti alla base delle abilità degli studenti, compresi i voti di laurea cronicamente bassi. Il ministero dell'istruzione americano non ha ancora valutato i programmi finanziati con fondi federali alla Gallaudet per assicurare che siano veramente diretti ai bisogni della popolazione target" (Washington Post).
In un libro molto interessante dal titolo "American Sign Language: Shattering the Myth" a cura di Tom Bertling sono raccolte le testimonianze di docenti della Gallaudet University che attestano come questa Università produca dei laureati incapaci di leggere e scrivere o con un'alfabetizzazione appena elementare.
Tutto questo accade negli USA dove la ASL, la corrispondente americana della LIS è stata riconosciuta.
Vi pare un gran progresso?

giovedì 6 giugno 2013

Due è meglio di uno?

Una delle motivazioni addotte per il riconoscimento della lingua dei segni è che, come se fossimo al mercato, due è meglio di uno.
Due lingue sono meglio di una.
2 lingue sono meglio di una?
Sì certo.
Come no.
Non si portino come esempio vincente, come spesso viene fatto, bambini che non sono nati sordi, oppure bambini che non hanno una sordità profonda, oppure addirittura bambini udenti figli di sordi... (sic!)
Ragazzi non prendiamoci in giro!
I bambini su menzionati non hanno nessun problema di lingua.
Prendiamo invece i bambini sordi veri, che sono gli unici che veramente ci vanno di mezzo con questa lobby della LIS.
Facciamo un confronto, prendiamo Prato.
Come si sa, c'è un'enorme comunità cinese. Benissimo, qui abbiamo bambini sordi veri esposti a due lingue vere, italiano e cinese. Andate a vedere se parlano.
Sono bambini i cui genitori parlano una lingua e il resto della comunità (sanità, scuola, sociale, cioè logopedista, maestra, professoressa, dottore, ecc...) ne parla un'altra. Ecco, in questa situazione bilingue naturale i bambini sordi hanno delle grandi difficoltà ad imparare a parlare.
Figuriamoci in una situazione artificiale (ditemi chi cavolo conosce questo linguaggio mimico gestuale? La maggior parte dei genitori dei bambini sordi è udente) con una delle due lingue che non è manco una lingua ma un linguaggio mimico.
Penso che un po' di onestà intellettuale sarebbe doverosa.

mercoledì 5 giugno 2013

A abbassarsi troppo...

Questo post forse esula un po' dal contesto del blog.
Forse sì, oddio forse no.
La presa in giro della par condicio
Ad ogni modo.
Per conto della FIADDA TOSCANA una volta al mese presto servizio presso uno sportello URP dedicato all'ipoacusia.
Lo sportello è gestito, per par condicio, termine che comincia a starmi veramente sulle scatole in quanto presa in giro davvero colossale, foglia di fico linguistica, lavata di denti clamorosa, vabbeh dicevo, lo sportello è gestito per par condicio sia dalla FIADDA che dall'ENS e siamo sempre due operatori.
Chiaramente l'operatore dell'ENS è un qualificato interprete LIS.
Faccio notare che, presenti come testimoni gli altri operatori dell'URP, mi sono sempre arrangiata benissimo anche in assenza dell'interprete LIS, pur non conoscendo la LIS.
Il massimo è stato stamattina quando è venuta una persona della Bielorussia, sì perché allo sportello URP vengono soprattutto gli stranieri, e alla fine ho dovuto io spiegare all'interprete LIS cosa intendeva fare questa persona.
Con 5 parole si dicono molti più concetti che con 50 segni.
E soprattutto avrei voluto tanto avere una telecamera per riprendere l'interprete che parlava (sì parlava) a frasi intere senza voce naturalmente e metteva un segno ogni tanto. Ma ci prendiamo in giro?
Ma io vorrei dire a tutti quelli che difendono la LIS a spada tratta: vergognati. Soprattutto se sono udenti. Vergognatevi, predicare qualcosa che chiude la mente, che ghettizza un altro essere umano e lo condanna al silenzio e all'ignoranza, vergognatevi.
Va bene. Ma la cosa davvero sorprendente è stato il succo del dialogo.
In sostanza questa persona voleva la residenza nel nostro Comune per poter avere sia l'alloggio comunale, sia l'indennità di accompagnamento, sia il sussidio di non so che, sia il permesso per il proprio figlio appena nato per poter espatriare e tornare dall'altro figlio in Bielorussia (ben accudito, scolarizzato, coccolato, ecc).
Per poter avere queste cose si è mobilitata la ragazza dell'URP (bravissima, competentissima e gentilissima), sia altri operatori sociali, insomma si saranno mobilitate almeno 5 persone, più noi volontari. Addirittura siccome forse tecnicamente questa persona non aveva diritto all'alloggio comunale, si sono cercati degli escamotage per farglielo avere. Non sto scherzando.
Alla fine dei salmi è saltato fuori che questa persona aveva in mente di tornare in Bielorussia perché in Italia non c'è lavoro (detto con una bella espressione in faccia "Italia schifo", mio Dio, Italia Schifo me la ricorderò sempre), però vuole anche la residenza in Italia per prendere i sussidi, gli accompagnamenti ecc ecc. Italia schifo eh?
Poi magari viene allo sportello un italiano ridotto alla fame che non si può permettere l'apparecchio acustico e non glielo possiamo dare, che vorrebbe l'indennità di non so che e non gliela possiamo dare, perché magari ha una casa di proprietà mezza diroccata che ovviamente fa reddito, eh. Non sa come mantenerla, non sa come campare la famiglia, ma gli fa reddito. A me mi dovete spiegare che reddito fanno le 4 mura in cui si abita.
Ma insomma, fate voi.
Ma mi sa tanto che a Prato hanno davvero ragione quelli che dicono che a abbassarsi troppo si scopre il culo.
Eh!

venerdì 31 maggio 2013

La marcia dell'ipocrisia

"Farsi sentire, anche da chi non comprende e non riconosce la loro lingua" è lo scopo delle persone che si sono messe in marcia da Parigi a Milano per il riconoscimento della lingua dei segni.
Marcia per la lingua dei segni
Ma dico io, la vogliamo fare noi italiani una bella marcia per obbligare tutto il resto del mondo a sapere l'italiano? Ma non vi pare un'ingiustizia che i russi non sappiano l'italiano? Lo trovo davvero gravissimo e intollerabile.
Sono sconvolta dal fatto che nelle scuole indù non venga insegnato l'Italiano.
E non vi sentite voi umiliati e offesi quando in Germania non capiscono la nostra lingua?
Penso che sia un affronto alla dignità umana.
Facciamo una petizione, un appello.
Assurdo? e allora perché non è assurda la petizione per il riconoscimento della lingua dei segni italiana?
Trovo che rivestire un'istanza lobbystica di falso perbenismo e ipocrisia sia davvero rivoltante.
La motivazione per cui molte persone firmano la petizione per il riconoscimento della lingua dei segni è che pensano di far bene, pensano di aiutare davvero chi è in difficoltà. E questo è ammirevole.
Però queste persone non sanno che in realtà le persone sorde possono benissimo imparare l'italiano. 
Il problema delle persone sorde per fortuna non è più linguistico, ma culturale.
La persona sorda oggi è vittima di un'idea sbagliata, che la umilia e la offende ogni giorno.
Un'idea sbagliata che viene mantenuta a viva forza dai macchinari delle lobby della lingua dei segni.
L'idea che la persona sorda parla a gesti.
L'idea che la persona sorda è incapace.
L'idea che la persona sorda ha una cultura a parte.
L'idea che la persona sorda non capisce.

Bravi, complimenti.

lunedì 27 maggio 2013

Anche? Come sarebbe a dire "anche"?

Sul blog "Di tutto e di tutti circa il mondo della Sordità" arriva un articolo dal titolo "Anche i sordi all’Università con la Lingua dei Segni (LIS)".
Incredibile!!!
Anche i sordi all'università! Incredibile!
Anche i sordi all'università!
Ma siamo matti?
Ma come ci si permette di offendere così diverse categorie di persone?
Per prime si offendono le persone sorde: essere sordi non significa essere incapaci di andare all'università!
Secondariamente si offendono tutti coloro, sordi e non sordi che non vanno all'università: da quando in qua una laurea determina il valore di una persona?
Sono almeno 20 anni che le persone sorde, dico quelle vere, quelle che nascono senza sentire un tubo, imparano a parlare e vanno all'università. E all'università ci vanno perché hanno imparato a parlare, non perché usano i segni. All'università ci vanno perché sapendo parlare, sanno anche leggere e scrivere, non perché usano i segni, che non hanno nessuna corrispondenza scritta.
Mi chiedo: ma come fa uno studente ad avere le traduzioni delle lezioni in LIS e poi studiare in italiano?
E se consideriamo come dice l'articolo di Taddei e Lami che l'interprete dei segni alla TV non è sompreso, e parliamo di cose quotidiane, mi piacerebbe tanto capire cosa viene compreso dall'interprete che traduce psicofisiologia, oppure analisi 2 oppure anatomia con "ben 1400 immagini"... chi ci riesce è bravo visto che a noi ci rimane difficile capirle con 300.000 parole...
L'unica cosa su cui posso essere d'accordo è che

"La sordità profonda si vince soprattutto con la cultura"

Verissimo, sì.
Ma con la cultura italiana.
Ancora non mi capacito di come possa venire in mente a qualcuno che poiché un bambino nasce con un deficit sensoriale allora fa parte di un'altra cultura!
Vogliamo fare allora il popolo degli zoppi? Il popolo dei ciechi? Il popolo dei balbuzienti?
Assurdo,.
Anzi, absurditas

lunedì 20 maggio 2013

Persone anziane sorde

Perché non proviamo a chiedere agli anziani sordi cosa pensano della LIS?
Credo che sarebbe davvero interessante.
Riporto un commento su Facebook al mio precedente post "La LIS accresce l'isolamento o lo diminuisce?"
LIS e persone sorde anziane
Come riporta il commento, sono proprio loro, le persone sorde anziane, a porre dei dubbi sull'efficacia della LIS e ad affermare tout court che l'italiano (la lingua parlata) non ha rivali per efficacia, comunicazione e comprensione... anche se uno la parla male.
Se pensiamo che molte queste persone sono state educate negli Istituti per sordomuti (esistenti fino agli anni '70) e nelle scuole speciali (alcune di queste purtroppo ancora oggi esistenti), se pensiamo che molte di queste persone conoscono veramente molto bene la LIS... allora sarebbero doverose molte riflessioni e soprattutto domande su questo dogma della LIS.
Basta col buonismo
Basta trincerarsi dietro l'esaltazione della diversità.
Diverso da chi?

La LIS accresce l'isolamento o lo diminuisce?

La LIS accresce l'isolamento o lo diminuisce?


La LIS è un ostacolo alla comunicazione
Come possiamo leggere in un'intervista a un'interprete LIS riportata qui sopra e visibile qui uno dei motivi che vengono riportati per essere favorevoli al riconoscimento della LIS è per superare l'isolamento.
Viene detto "se un sordo si sente male avrà bisogno di un pronto soccorso". A parte che vorrei sapere come fa a chiamare il 118, LIS o non LIS, sentire non ci sente e il telefono non lo usa. E a parte che ci sono servizi in italia per chiamare il 113 con un SMS (che se non sbaglio è scritto in lingua italiana).
Tornando al nostro discorso, dice "non è certo che potrà essere assistito perché al 99% nessuno sarà in grado di interpretare le sue richieste!".
Verissimo
Se la persona conosce solo la LIS.
In questo senso la LIS è in realtà un ostacolo alla comunicazione.
Ma se la persona conosce l'italiano sarà vero esattamente il contrario, cioè che al 99% le sue richieste verranno capite perché parla l'italiano, la lingua di tutti.
Oggi tutte le persone sorde, anche quelle che nascono con una sordità che più grave di così non si può, possono imparare l'italiano come tutti.
Certo imparare a parlare per una persona sorda è fatica.
Ma può salvare la vita.
E tutti ci possono riuscire (con un adeguato protocollo sanitario) (peraltro già in atto).
E allora..perché no?
Perché ostinarsi a riproporre un mezzo di comunicazione che nessuno conosce?

Se le persone sorde possono parlare l'italiano come tutti e con tutti, riproporre la LIS è solo un modo per emarginarle, ghettizzarle e isolarle.

lunedì 13 maggio 2013

La LIS in tv serve davvero?

LIS in TV
Si hanno notizia di molti telegiornali e trasmissioni televisive ora rese "accessibili" alle persone sorde attraverso un servizio di interpretariato LIS.
L'interprete LIS in televisione viene davvero capito?

Ma la LIS in TV serve davvero?

In un articolo (scaricabile qui) di una rivista afferente all'Università di Pisa viene riportata un'indagine in merito.
Mi limito ad inserire, anzi copiare qui alcuni estratti delle conclusioni del suddetto articolo:
I soggetti lamentano infatti deviazioni, da parte degli interpreti, rispetto alla LIS utilizzata nelle singole regioni e città di provenienza, per cui non ritroverebbero una corrispondenza tra segni conosciuti e appresi nel contesto linguistico e quelli utilizzati a livello “sovraregionale”, elemento, questo, che conferma le ripercussioni della mancanza di una LIS standard.

Non esiste una LIS standard. Le varie mozioni per il riconoscimento della LIS a quale LIS fanno riferimento?

Nel complesso, in tutti questi casi, è dunque evidente la difficoltà nella resa e nella decodifica di un lessico settoriale, ciò denotando, verosimilmente, una certa povertà lessicale. Significativa è inoltre la tendenza più volte sottolineata, da parte di tutti i professionisti, alla semplificazione della struttura sintattica, con, come ripercussione, una scarsa adesione al registro di partenza: emerge una sorta di adeguamento ad un registro non formale, che ancora può essere connotativo di una certa povertà a livello stilistico.

Il vocabolario della lingua Italiana Devoto Oli del 2007 contiene 150.000 definizioni; il Dizionario Tematico dei Segni di Omero contiene circa 3000 immagini. Come possiamo parlare di lingua?

Difficoltà registrata in presenza di termini tecnici, appartenenti ad un lessico specialistico. È il caso dell’espressione “ricorso in appello”, la cui comprensione registra diffusa difficoltà: i segni con cui il costrutto viene tradotto (“ricorso” e “appello” vengono resi attraverso un segno che ha la stessa configurazione di CHIEDERE, eseguito in due punti diversi dello spazio e confidando sulla lettura labiale CHIEDERE) evidenziano un’adesione, da parte dell’interprete, al registro (tecnico) di partenza e non vengono compresi dai soggetti, che sottolineano la marcatezza degli stessi. 

Quanto viene compreso grazie alla lettura labiale (e quindi alla conoscenza dell'italiano) e quanto effettivamente grazie alla LIS?

A questo proposito segnalo un altro articolo che racconta di un esperimento, fatto in casa certo, ma significativo, per cui gran parte della comprensione viaggia attraverso la lettura labiale e non va oltre questioni pratiche relative alla vita di tutti i giorni. 
Gitti G., Rappuoli L., Cicchi S. e Paoli V. (2009) “La lingua dei segni: mito o realtà?”, I Care 34-1

sabato 11 maggio 2013

LIS: ostacolo o aiuto?

I promotori della LIS sostengono che questa è uno strumento che consente di abbattere le barriere della
LIS - barriera o aiuto?
comunicazione.
Vorrei capire come.
Si parla di uno strumento comunicativo sconosciuto alla stragrande maggioranza del mondo. Sarebbe come dire di insegnare il russo a tutta la popolazione per integrare 5 persone russe, quando queste andare a fare un corso di italiano.
D'altronde, se le persone sorde non avessero la possibilità di imparare l'italiano come tutti gli altri la battaglia per la promozione e diffusione della LIS sarebbe sacrosanta.
D'altronde però l'esperienza insegna che non è così.
Insegna che oggi le persone sorde possono apprendere l'italiano e parlare come tutti.

A che serve la LIS allora?

Non sarà meglio adoperarci perché quelle poche persone sorde (sono solo 24.000 in tutta Italia) possano avere tutti gli strumenti per imparare l'italiano? E non sarà meglio batterci perché vengano usati accorgimenti che sono utili alla società tutta?

E' singolare come l'ENS si batta per la LIS e nello stesso tempo per la sottotitolazione, gli impianti cocleari, le protesi acustiche... E' singolare some l'ENS si batta per il riconoscimento della comunità, cultura e lingua dei Sordi e allo stesso tempo per l'indennità di comunicazione, l'invalidità civile, le agevolazioni economiche riservate agli invalidi... E' singolare come l'ENS non faccia distinzione fra sordi veri che possono avere davvero problemi di lingua e quelli che sono raffreddati, dato che cita addirittura un milione di persone sorde... E' singolare come l'ENS si batta per l'integrazione delle persone sorde...diversificandole.

giovedì 9 maggio 2013

La libertà di scelta

Su un articolo su Primapress l'ENS rivendica la libertà di scelta.
La battaglia per il riconoscimento della LIS si ammanta di un falso perbenismo: libertà di scelta e rispetto della diversità sono i due mantra dei fautori della LIS.
Per il rispetto della diversità rimando al mio articolo Lessico e disabilità su Superando, in particolare la sezione "multiculturalismo e politically correct".
Parliamo della libertà di scelta.

L'uso della LIS è già ampiamente tutelato dalla Lg.104/92 e dalla Lg.17/99


Libertà di scegliere cosa? in quale lingua esprimersi?
Per questo secondo punto occorre spiegare un paio di concetti.

Si impara a parlare soltanto nei primi anni di vita. Dopo non possiamo più farlo.
Fatta questa premessa, ne consegue che la "scelta" deve essere fatta quando il bambino è piccolissimo - pochi mesi di vita (e chi sceglie? lui?).
Non essendo la LIS una lingua, non si può transitare da essere monolingui LIS ad essere bilingui lis/italiano in età adulta. Ciò è ampiamente e storicamente dimostrato da tutti i sordomuti che hanno sempre frequentato gli Istituti: conoscevano bene la LIS ma nessuno mai ha poi imparato a parlare.
Per converso si può benissimo transitare da essere monolingui in italiano ad essere bilingui italiano/LIS, come dimostra la stragrande maggioranza dei fautori della LIS. Conosco personalmente alcuni di loro e di questi  posso affermare una delle seguenti cose:

  • non è sordo profondo preverbale bilaterale
  • è stato riabilitato alla parola e solo successivamente ha scelto la LIS
  • è sordo postverbale
Perciò queste persone virtualmente sarebbero secondo me "fuori gioco" nella dimostrazione delle potenzialità della LIS. Non pretendo ovviamente che la mia piccola conoscenza sia valida in modo universale, però mi pare singolare questa coincidenza.
D'altronde per l'esperienza che ho avuto come psicologa e come operatore educativo, di tutti i ragazzi con cui ho avuto a che fare che usavano la LIS sin da piccoli ricordo con maggior disagio la loro impossibilità a comunicare, la loro incapacità di pensiero astratto e il loro disagio personale nel rendersi perfettamente conto di non essere adeguati alla società e nemmeno a sé stessi. Un danno purtroppo irreversibile.
Come possono loro scegliere?
La libertà di scelta è garantita solo, soltanto ed esclusivamente dalla piena acquisizione della parola, che non passa certamente attraverso la LIS.

E' solo la parola che ci rende liberi.

Ripeto con Cardano che questa battaglia per il riconoscimento della LIS crimen est, è un crimine.

domenica 5 maggio 2013

La LIS e l'ONU


Non sempre ciò che viene dall'estero è migliore e ben fatto. Non sempre le indicazioni di chi ha più esperienza sono migliori. Altrimenti non sarebbe mai esistito il progresso.
Mi riferisco alla tanto citata Convenzione ONU dei diritti delle persone con disabilità. A questo proposito si legga l'analisi fatta dal Presidente della Fiadda Antonio Cotura, visibile su Superando.
La Convenzione in oggetto viene sempre tirata in ballo dai sostenitori del riconoscimento della LIS.
Semplicemente, noi siamo più avanti.
E, come da testo stesso della Convenzione, in quanto più avanti non siamo tenuti ad osservarla.
Strano?
Forse.
Dubbi?
Andate a vedere al situazione nei Paesi in cui la LIS è riconosciuta e praticata da tempo.
Scuole speciali.
Istituti speciali.
Divisione della categoria in deaf  e hard of hearing. I primi non ci si prova neanche a farli parlare. I secondi, che non hanno virtualmente nessun problema linguistico, sono considerati e vivono con handicappati.
Non so, ma stavolta sono proprio orgogliosa dell'Italia.
 

Io

Ci vuole il senso dell'ingiustizia

Albert Einstein

Io conosco una sola razza: quella umana

Don Milani

Non c'è ingiustizia più grande che fare parti uguali fra persone diverse